Da Chieti a Kyoto, solo andata. Così si potrebbe sintetizzare con uno slogan la storia di vita di Padre Alessandro Valignani (o Valignano, secondo l’uso dei suoi tempi), nato a Chieti il 15 febbraio 1539 da una delle più cospicue famiglie teatine e morto in estremo Oriente nel 1606, dopo aver conosciuto a fondo usi e costumi dell’allora misterioso Giappone.
Ma Alessandro Valignani fu molto più di un Padre gesuita incaricato di dirigere una missione in terre lontane. Fu un imprenditore, un diplomatico, autore di uno dei più moderni e illuminanti trattati sul dialogo interculturale, anticipatore di principi che oggi guidano il marketing.
Dopo aver trascorso la giovinezza a Chieti, dove fu fatto canonico nella cattedrale di San Giustino da papa Paolo IV, che era stato vescovo di Chieti e amico di famiglia, la sua sete di conoscenza lo portò a studiare a Padova e a Roma, dove conseguì il dottorato in diritto canonico. La sua mente brillante e la sua profonda spiritualità lo spinsero ad abbracciare la Compagnia di Gesù nel 1566.
Le missioni in Oriente e in Giappone
Nel 1573, Padre Alessandro fu inviato come Visitatore generale delle Indie Orientali dai Gesuiti. Partì da Roma per il Portogallo, con un seguito di 41 gesuiti, verso la colonia portoghese di Goa in India dove, nominato responsabile provinciale, restò quattro anni. In India fondò una tipografia e riorganizzò le missioni indiane con moderni seminari. Visitò le missioni dei gesuiti in Malesia e a Macao, piccola colonia portoghese in Cina, dove fonderà in seguito il Collegio dei gesuiti di San Paolo, prima università nell’estremo oriente e punto di riferimento per la Compagnia di Gesù in Asia.
Da qui si imbarcò per il Giappone, dove giunse nel 1579, riuscendo a inserirsi nella complessa temperie politica di conflitto tra i clan famigliari, e conquistò la fiducia del signore feudale (daimyo) Ōmura “Bartolomeo” Sumitada, il primo nobile giapponese a convertirsi al cristianesimo.
Sotto la guida di Valignano, a Nagasaki, all’epoca un semplice porto di pescatori, fu realizzato un grande porto commerciale, che divenne un importante centro di scambi culturali e commerciali, soprattutto per la seta cinese e l’argento giapponese, con un profitto, per i commercianti, del 70%, ed un 5% riconosciuto alla Compagnia di Gesù. Con questi proventi, la missione in Giappone divenne la più prospera di tutto l’Oriente.
Padre Alessandro aprì nuovi seminari e chiese e fondò la prima tipografia a caratteri mobili in Giappone, a Kazusa, contribuendo alla diffusione della cultura occidentale. Qui fece pubblicare la prima grammatica e il primo vocabolario per la traduzione del giapponese. Organizzò anche la prima ambasceria giapponese in Europa, scegliendo quattro giovani seminaristi giapponesi di famiglia nobile per far conoscere usi e costumi alle corti europee. Visitarono Portogallo e Spagna, sbarcando in Italia nel 1585. Qui proseguirono per Firenze, Pisa e Siena e giunsero infine a Roma, dove papa Sisto V concesse loro la cittadinanza romana, donandogli la chiesa di Santa Maria dell’Orto, a Trastevere. Questa magnifica chiesa barocca, che è stata per secoli riferimento della comunità giapponese in Italia, ospita un ritratto di Giuliano Nakaura, uno dei quattro ambasciatori, martirizzato in Giappone nel 1633 e beatificato nel 2008, dipinto nel 2009 dalla pittrice giapponese Kazuko Mimaki.
Pochi lo ricordano ma Padre Alessandro fu anche superiore e maestro di Matteo Ricci, il grande matematico ed evangelizzatore della Cina, oggi celebrato in tutto il mondo da libri e convegni. Fu Valignano che lo preparò al suo incarico e lo nominò Superiore provinciale della nuova Provincia di Cina nel 1604.
Il pensiero sull’inculturazione
In Giappone Valignano sviluppò una grande ammirazione per la cultura di quel popolo e comprese l’importanza di un approccio rispettoso delle culture locali. Promosse l’apprendimento della lingua giapponese da parte dei missionari e sostenne l’adattamento delle pratiche cristiane alle usanze giapponesi. Per questo è considerato un pioniere dell’inculturazione, un processo che consiste nell’adattare il messaggio cristiano alle diverse culture, senza snaturarlo. Egli sosteneva che i missionari dovessero conoscere a fondo la lingua, le usanze e la mentalità dei popoli che evangelizzavano. Fu autore di un “Cerimoniale per i missionari in Giappone”, vero e proprio manuale dei concetti di “inculturazione” e di “adattamento”, in cui poneva l’accento sull’importanza di approfondire la conoscenza di aspetti religiosi ma anche artistici, linguistici e letterari delle diverse culture, nonché degli usi e dei costumi, poggiandola su quattro cardini di comportamento: autorità, rispetto, amore e confidenza.
Si narra che Valignano fosse un uomo di grande carisma e diplomazia. Durante un incontro con il potente signore della guerra Oda Nobunaga, Padre Alessandro riuscì a impressionarlo con la sua cultura e la sua eloquenza, ottenendo la sua protezione per le missioni gesuitiche. Nobunaga donò un terreno per edificare un seminario vicino al lago Biwa a Valignano e quest’ultimo assegnò al feudatario come guardia del corpo Yasuke, che aveva seguito il missionario in Giappone dal lontano Mozambico. Yasuke sarà il primo uomo di origini africane a diventare samurai. Ha ispirato romanzi e videogiochi e dal 2021 è il protagonista di una serie televisiva anime giapponese.

Sulle tracce di Padre Alessandro a Roma e in Abruzzo
Nel XVI e XVII secolo, i Gesuiti svolsero un ruolo cruciale nella diffusione del cristianesimo e della cultura europea nel mondo. Fondarono scuole, università e centri di ricerca, contribuendo allo sviluppo delle scienze e delle arti.
Per provare a capire cosa abbiano rappresentato i Gesuiti per la cultura occidentale nei secoli del Valignani, a Roma si possono visitare a poche centinaia di metri di distanza la Chiesa di Sant’Ignazio di Loyola e la Chiesa del Gesù. Nella prima, consacrata al fondatore dell’Ordine religioso, si possono ammirare gli straordinari affreschi di Andrea Pozzo, con Sant’Ignazio in gloria tra i quattro Continenti allora conosciuti. Nella vicina Chiesa del Gesù, si possono inoltre visitare gratuitamente le Stanze di Sant’Ignazio, un corridoio affrescato dallo stesso artista, con un effetto particolarmente suggestivo di illusione ottica. Dietro la chiesa di Sant’Ignazio, in Piazza del Collegio Romano, si può oggi visitare il Wundermusaeum, nel luogo dove sorgeva il Collegio dei Gesuiti, aperto da papa Gregorio XIII nel 1584, e dove sono passati illustri studiosi di quattro secoli di storia, da Clavio, a Galilei, a Kircher, a Boscovich, a Leibniz, a Secchi fino al Nobel per l’economia Modigliani. Il palazzo dell’ex Collegio Romano ospita oggi il Liceo Classico Visconti, e il museo è visitabile gratuitamente su appuntamento, contattando il responsabile.

Chieti commemora l’illustre concittadino con un busto, realizzato per i 400 anni dalla morte dal maestro Luciano Primavera nella nuova Piazza di San Giustino, riaperta l’estate scorsa. Nella sua città natale Padre Alessandro caldeggiò l’edificazione di un collegio gesuita, che tuttavia fu istituito solo nel 1628, ventidue anni dopo la sua morte, grazie ai buoni uffici di Giovanni Andrea ed Ascanio, suoi fratelli. La chiesa dei Gesuiti con annesso collegio sorgeva in Piazza Valignani. Fu abbandonata e poi demolita dalle fondamenta quando i Gesuiti, percepiti come una minaccia da varie monarchie europee per il potere culturale e la ricchezza di cui godevano, vennero cacciati dal Regno di Napoli. Al suo posto nel 1818 fu costruito quello che oggi è uno dei teatri più belli e celebri d’Abruzzo, il Teatro Marrucino, mentre il palazzo che ospitava il collegio oggi custodisce la collezione di sculture, dipinti e oggetti di artigianato abruzzese del Museo Costantino Barbella.