La Riserva Naturale Regionale dei calanchi di Atri, è un’ oasi Wwf, un’area naturale protetta dell’Abruzzo adriatico. Si estende interamente per 380 ettari nel territorio del comune di Atri, antica città d’arte in provincia di Teramo. Presenta e custodisce i famosi “calanchi”, imponenti architetture naturali note anche come “bolge dantesche” o “scrimoni”.
Sono originati dall’erosione del terreno argilloso, provocata dai continui disseccamenti e scorrimenti di acque piovane non contaminate. Si tratta di una delle forme più affascinanti del paesaggio collinare ad alta percentuale di sabbia e ricca di fossili marini la cui forma è mutevole e in continua evoluzione in base al dilavamento di acqua che vi scorre.
L’interno dell’area protetta, presenta un ambiente molto vario, dai brulli calanchi a laghetti, macchie boschive e campi coltivati che si alternano continuamente formando una tavola di colori favolosa. Apparentemente inospitali, i calanchi accolgono una flora e fauna ricca e diversificata. Tra le specie vegetali, troviamo il cappero, il carciofo selvatico, il biancospino, la ginestra odorosa e la liquirizia. Tra le specie animali sono numerosi i rapaci diurni e notturni come la civetta, il gufo, la poiana, il barbagianni e lo sparviero. Tra i mammiferi, abbiamo il cinghiale, la volpe, la lepre, la faina e, l‘istrice, considerato il simbolo della riserva.
A dare ulteriore importanza a questo posto, è il mistero che avvolge la “Pietra di S. Paolo”. Un grande blocco di pietra miracoloso, custodito all’interno di una piccola cappella che secondo la leggenda pare sia la pietra sulla quale fu decapitato San Paolo Apostolo e che abbia il potere di guarire da malformazioni ossee. Tipiche di questo luogo sono le “case in terra cruda o pingiare”, i cui ruderi sono ancora visibili e rappresentano la testimonianza di un’architettura delle genti povera e umile. Il materiale utilizzato per realizzare i mattoni delle case, era l’argilla che poi veniva cotta, ma non tutti potevano permettersi di comprare questi mattoni Si sviluppò così questa nuova tecnica, cioè quella dell’impasto dell’argilla cruda, impermeabile e flessibile, con paglia, sassi, mattoni rotti e altro materiale, fino a realizzare dei blocchi regolari.
PERCORSO CONSIGLIATO PER RAGGIUNGERE LA RISERVA DEI CALANCHI DI ATRI da Roma, Teramo e Pescara.
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