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Ivan Graziani: l’anima rock d’Abruzzo che continua ad emozionare

Le autostrade A24 e A25 solcano paesaggi abruzzesi di rara bellezza, terre che hanno nutrito l’anima di un artista unico e indimenticabile: Ivan Graziani. Cantautore poliedrico, chitarrista virtuoso e narratore di storie intense, Graziani ha saputo immortalare nelle sue canzoni l’essenza di questa regione, le sue radici e le sue atmosfere. Un legame indissolubile e ancora oggi vivo e vitale, come testimonia il profondo affetto che per lui nutre un altro talento della musica italiana, Lucio Corsi, prossimo protagonista all’Eurovision Song Contest.

Nato a Teramo il 6 ottobre 1945, Ivan Graziani manifesta fin da giovane una spiccata passione per la musica, imparando a suonare la chitarra e coltivando un talento compositivo originale. Dopo le prime esperienze musicali con il gruppo dei Fratelli Grimm, nei primi anni ’70 intraprende la carriera solista, segnando subito la scena con uno stile inconfondibile che mescola rock, blues e influenze folk, con testi spesso ironici, surreali e profondamente umani. Il suo album d’esordio, “La città che io vorrei” (1973), lo introduce al grande pubblico, ma è con i successivi lavori che la sua cifra stilistica si definisce compiutamente. Album come “Ballata per quattro stagioni” (1976), “I Lupi” (1977) con l’iconica “Lugano addio” ,“Pigro” (1978) contenente “Monna Lisa” e “Scappo di casa” fino ad “Agnese dolce Agnese” (1979) , che include l’omonimo successo, lo consacrano come uno dei cantautori più originali e apprezzati del panorama italiano. La sua musica, caratterizzata da un suono potente e da una voce graffiante, si distingue per la capacità di raccontare storie quotidiane con un linguaggio poetico e una vena di malinconica ironia.

Il legame con l’Abruzzo

Il servizio militare svolto nel distretto di Chieti rappresenta un’esperienza formativa e fonte di ispirazione. Da quei ricordi prende forma “Arcipelago Chieti”, un libro che svela un lato inedito di Graziani, quello di osservatore acuto e narratore arguto delle dinamiche umane.

Le radici abruzzesi sono sempre state rivendicate con orgoglio dal Cantautore, fino a spingerlo ad affermare che il rock sarebbe nato in Abruzzo: Il rock è nato in Abruzzo, non perché io sia abruzzese, ma perché nella seconda metà dell’ottocento in America c’erano più abruzzesi che indiani. Perché l’abruzzese ha una cosa importantissima musicalmente parlando, che è il saltarello, che ha le basi di una chitarra battente, un ritmo tipicamente rock. E allora, siccome gli americani non hanno mai inventato niente e mai lo inventeranno, la parte nera l’hanno presa dai negri e quella bianca l’hanno presa da noi abruzzesi. Per questo, quando qualcuno mi attacca e dice: ma tu tratti male gli americani e gli inglesi, però suoni il rock & roll; io rispondo semplicemente che sto suonando la mia musica”.

Il legame di Ivan Graziani con la sua terra è costantemente presente nella sua opera. Canzoni come “Gran Sasso” o “Ninna Nanna dell’Uomo”, composta in dialetto, diventano veri e propri omaggi alla sua regione. In “Gran Sasso”, in particolare, la maestosità della montagna simbolo dell’Abruzzo si fa metafora di forza, eternità e rifugio, un legame viscerale che traspare in ogni verso e in ogni nota. Il brano è un’ode sentita a un paesaggio che ha nutrito la sua immaginazione e la sua arte.

Nonostante una discografia ricca di gemme e un seguito di pubblico affezionato, la fortuna discografica di Ivan Graziani non ha sempre coinciso con i grandi numeri del pop mainstream. Tuttavia, la sua integrità artistica e la sua coerenza stilistica lo hanno reso una figura di culto, un artista rispettato dai colleghi e che, a distanza di decenni dalla scomparsa, ha lasciato un solco profondo nella storia della musica, riscoperto ogni giorno da nuovi ascoltatori che ne riconoscono l’autenticità e la profondità. Album come “Snoopy” (1981), “Ivan Graziani” (1983) e “Picasso” (1986) testimoniano la sua continua evoluzione musicale e la sua capacità di sperimentare senza mai tradire la propria identità.

La sua eredità nell’Italia del nuovo millennio

La sua prematura scomparsa nel 1997 ha lasciato un vuoto incolmabile nel panorama musicale italiano, ma la sua eredità artistica continua a vivere attraverso le sue canzoni e i numerosi tributi che gli vengono dedicati. A Teramo e in altre località abruzzesi, concerti, mostre e iniziative culturali mantengono viva la sua memoria, celebrando un artista che ha saputo raccontare la sua terra con passione e originalità.

Oggi, l’eco della sua musica risuona con particolare intensità nelle parole di Lucio Corsi, giovane cantautore maremmano che ha fatto di Ivan Graziani un punto di riferimento fondamentale. Il suo ricordo affettuoso e la sua interpretazione sentita dei brani di Graziani testimoniano la forza intrinseca di un’opera che travalica i confini regionali e generazionali. “Ivan me lo ha fatto scoprire mio padre in macchina da bambino. Mi faceva paura, avevo sei anni. Partiva ‘quando arrivano i lupi’… quella sua voce particolare mi incuteva terrore. Questa sensazione ha fatto sì che mi entrasse nel cuore, e negli anni non se ne è più andato.”

La profonda ammirazione di Corsi si traduce in un desiderio quasi filiale: “Le canzoni di Ivan, tutte le canzoni di Ivan, vorrei averle scritte io. Ma sono felice che le abbia scritte lui, perché è bellissimo sentirlo cantare”. Una continuità riconosciuta anche dal vero figlio di Ivan, Filippo Graziani, che da oltre dieci anni coltiva l’eredità musicale del padre, creando nuovi arrangiamenti sul suo repertorio, e che a marzo ha iniziato dal teatro Manzoni di Milano un tour per festeggiare quello che sarebbe stato l’ottantesimo compleanno del cantautore teramano . “A mio avviso, uno dei più affini a lui e alle sue canzoni è Lucio Corsi, anche per quella dimensione di provincia in cui sono immerse le canzoni che scrive” ha affermato Filippo.

Con la sua partecipazione all’Eurovision, Lucio Corsi porta con sé, oltre ai colori dell’Italia, anche un pezzo di quell’anima rock d’Abruzzo, un omaggio vibrante a un cantautore che ha saputo trasformare le montagne del Gran Sasso e le storie della sua gente in musica eterna. Percorrere le autostrade A24 e A25 in compagnia della musica e delle parole di Ivan diventa così un viaggio non solo attraverso paesaggi mozzafiato, ma anche attraverso le note di un artista che ha saputo cantare l’Abruzzo con un amore viscerale e un talento indiscusso.

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