Il Gran Sasso d’Italia, con le sue vette maestose e i paesaggi che raccontano secoli di storia e spiritualità, è al centro di un progetto ambizioso: la candidatura a Patrimonio naturale UNESCO. L’iniziativa, promossa dal GAL Gran Sasso Laga, è stata presentata il 24 novembre presso il Santuario di San Gabriele, in occasione di un convegno che ha riunito istituzioni, esperti e comunità locali.
Il presidente del GAL, Carlo Matone, ha sottolineato come questa candidatura non sia solo un riconoscimento simbolico, ma un impegno concreto per costruire un modello di sviluppo basato su sostenibilità, conoscenza e partecipazione. Il Gran Sasso è infatti molto più di una montagna: è un patrimonio naturale, culturale e umano di valore universale, un luogo che custodisce biodiversità, storia e spiritualità.
Il ruolo strategico del Traforo del Gran Sasso
Per chi vive e lavora in Abruzzo – e per chi attraversa l’Italia – il Gran Sasso non è solo un simbolo, ma anche la sede di un’infrastruttura vitale. Il Traforo del Gran Sasso, con i suoi oltre 10 chilometri di gallerie gemelle che collegano l’A24 e l’A25, rappresenta una delle opere ingegneristiche più importanti del Paese. Grazie a questa galleria a doppia canna, il cuore dell’Appennino è transitabile in sicurezza, mettendo in connessione persone e merci tra Tirreno e Adriatico.
Mantenere questa infrastruttura efficiente e sostenibile è una priorità nazionale: significa garantire continuità ai collegamenti strategici e preservare un equilibrio delicato tra sviluppo e tutela del territorio.

Un impegno per il futuro
La candidatura UNESCO del Gran Sasso si inserisce in una visione più ampia: valorizzare il territorio senza comprometterne la bellezza e la fragilità. Cammini come il Sentiero dei due Santi, che collega il Santuario di San Gabriele e quello di San Giovanni Paolo II, o come i Cammini della Transumanza, testimoniano come turismo lento e spiritualità possano convivere con infrastrutture moderne, creando opportunità per le comunità locali.
Il Gran Sasso è davvero una “Montagna dell’anima”, ma anche una risorsa strategica per l’Italia. Preservarlo e renderlo accessibile in modo sostenibile è una responsabilità che riguarda tutti: istituzioni, imprese e cittadini.


