A piedi nudi, di corsa sulla terra tra pietre e rovi col sudore che si mischia al sangue delle ferite: a Pacentro è la prima domenica di settembre, quella della Corsa degli Zingari che da secoli assegna al giovane vincitore gloria, un pezzo di stoffa e un posto di diritto nella storia pacentrana.
Una tradizione che affonda le radici nell’epoca romana e nel corso dei secoli si è evoluta mettendo insieme pagano e sacro. Una gara estrema nella quale i concorrenti si sfidano tra loro ma soprattutto sfidano sé stessi in onore della Madonna di Loreto. I giovani di questo bellissimo paese del Parco Nazionale della Majella salgono su un costone roccioso del colle Ardinghi e, al suono della campana della chiesa della Vergine, si fiondano lungo il ripido sentiero fino al torrente Vella, quindi risalgono le vie del paese fino a raggiungere l’altare della Madonna. Quello è il traguardo dove le piaghe sanguinolente dei piedi vengono medicate e dove avviene la proclamazione del vincitore.
Un rito di origini antichissime che si intreccia con la leggenda secondo la quale a questa corsa partecipavano in particolar modo ragazzi che non possedevano nulla, né scarpe, né vestiti, definiti per questo “zingari”. Una prova durissima che secondo la narrazione veniva utilizzata dal condottiero Jacopo Caldora per scegliere i giovani più validi da arruolare nel suo esercito di mercenari.
Un tempo, al vincitore veniva dato in premio il Palio e cioè della stoffa per farsi cucire un vestito. Oggi il premio più ambìto è riuscire a sentirsi parte importante di una comunità che vuole affermare la propria identità ribellandosi a quello che sembra essere il destino designato per i paesi di montagna: lo spopolamento. In questo senso la Corsa degli Zingari rinnova una gran bella tradizione per guardare con coraggio al futuro prossimo.
Informazioni, contatti, photo credit: corsadeglizingari.it