Nata il 29 maggio 1917 a San Benedetto dei Marsi, in provincia dell’Aquila, in una famiglia modesta, seconda di nove figli, a soli sette anni Sabina Santilli contrae una meningite, malattia che le comportò la perdita dell’udito e della vista lasciandola per sempre nel buio e nell’isolamento. La sua straordinaria storia però comincia proprio da quei terribili giorni. In tempi in cui sarebbe stato più semplice arrendersi al destino, la sua famiglia cercò invece tutte le strade possibili per darle una seconda possibilità, portandola a Roma a curarsi e a studiare, consentendole così di conoscere i migliori docenti e di proseguire gli studi presso gli istituti italiani dedicati ai non vedenti, imparando così il Braille e il Malossi e riacquistando la possibilità di comunicare, leggere e scrivere. Non tutti sanno che è stata questa coraggiosa e tenace donna di un piccolo paese marsicano a costruire una realtà ormai riconosciuta a livello internazionale.
Sabina ha costruito infatti negli anni un progetto che punta a rendere i sordociechi protagonisti delle loro stesse vite, creando una rete che nel tempo è diventata la Lega del Filo d’Oro, la prima e unica associazione italiana che si occupa dal 1964 di sordocecità come disabilità specifica. Ogni anno, grazie al lavoro di circa 400 volontari, la Lega del Filo d’Oro accoglie centinaia di persone provenienti da tutta Italia. Con nuovi “strumenti” per comunicare e con una tenacia senza eguali, Sabina diventerà così il simbolo per un’intera generazione di sordociechi, la Helen Keller italiana, battendosi tutta la vita per il loro diritto all’istruzione e all’emancipazione. Ma non fu straordinaria solo per questo.
La storia di Sabina merita di essere ricordata, celebrata e valorizzata e può diventare fonte d’ispirazione per tantissime giovani donne: ostinatamente silenziosa, ma anche incredibilmente testarda, intraprendente, coraggiosa, volitiva. Non aveva mezzi, né agganci o conoscenze famose, dopotutto era nata e cresciuta in un piccolo paese contadino dell’Abruzzo negli anni Venti. Ma lei cominciò da sola, con i mezzi disponibili, la scrittura in Braille, a riempire con migliaia di puntini lettere su lettere da inviare agli altri sordociechi per spronarli e rassicurarli del fatto che si potesse vivere indipendentemente ma soprattutto al pari degli altri. Col tempo questa donna straordinaria avrebbe imparato a comunicare in 5 lingue diverse e ad essere indipendente in ogni attività quotidiana, determinata a non essere di peso, ma di aiuto.
Le lettere scritte da Sabina raggiungevano ogni parte d’Italia, portando notizie e informazioni utili a chi viveva nel suo stesso buio. Questo filo diretto sarebbe diventato poi il Notiziario della Lega del Filo d’Oro, di cui Sabina, oltre ad esserne fondatrice, fu anche la prima Presidente. Gettò così le basi di un progetto che si proponeva “la rieducazione dei soggetti recuperabili, nonché di svolgere attività di assistenza sociale, economica, medico-specializzata e di provvedere alla qualificazione e inserimento nel lavoro.” Voleva offrire alle persone sordocieche la possibilità di vivere una vita piena e di realizzarsi come persone “utili” per loro stesse e per la società. Questo senza fermarsi anche davanti ai casi più gravi, in cui si sommavano diverse disabilità, secondo quello che è sempre stato uno dei pilastri della Lega del Filo d’Oro: nessuna condizione è così grave da non poter migliorare con un’educazione adeguata. La sua casa natìa è stata successivamente donata alla fondazione Lega del Filo d’Oro che l’ha trasformata in Casa Museo e Centro Studi Sabina Santilli.
Il ministero per le Pari Opportunità, in occasione della festività dell’8 marzo, ha presentato il progetto “L’Italia delle donne: storie invisibili di donne incredibili” premiando proprio Sabina Santilli tra 20 donne eccezionali che hanno lasciato il segno nella cultura e nella crescita del nostro Paese.
Tutta la sua tenacia e vitalità sono racchiuse nel suo motto: avanti e buon coraggio, senza mai tirarsi indietro!