Storia

Il valore unico della Brigata Maiella nell’80° del 25 Aprile

Partigiani senza partito, soldati senza stellette. L’essenza della Brigata Maiella può riempire tutta intera questa frase. Poche parole per coglierne la particolarità nel complesso panorama delle bande partigiane che dal settembre del 1943 all’aprile del 1945 combatterono contro gli occupanti tedeschi e i fascisti repubblichini.

Il 25 aprile 2025 si celebra l’80° anniversario della Liberazione e a rileggere le pagine scritte dalla formazione partigiana abruzzese, conosciuta e celebrata dalla Montagna Madre fin oltremanica, si riannodano i fili della sua unicità.

A partire dall’ultimo filo, quello dorato. Si perché la Brigata Maiella è l’unica formazione partigiana a potersi fregiare della medaglia d’oro al valor militare alla bandiera.

E poi gli altri: la Maiella è una formazione autonoma nella quale si può entrare ma anche uscire volontariamente.

Nonostante i comandanti Ettore e Domenico Troilo siano socialisti, la Brigata è apartitica.

I suoi uomini indossano divise kaki inglesi ma sul bavero, al posto delle stellette dell’esercito, i maiellini hanno scelto di cucirvi due nastrini tricolore.

Combattenti

Dal patto morale e d’onore col quale Ettore Troilo, avvocato di Torricella Peligna, lega 15 uomini per offrirsi come combattenti volontari al comando inglese, in pochissimo tempo i maiellini diventano 350 e tra gennaio e febbraio 1944 con una forza mista di combattenti abruzzesi e soldati britannici al comando del maggiore Lionel Wigram, la cosiddetta “Wigforce”, combatte aspramente contro i tedeschi fino a liberare Colle dei Lami, Colle Ripabianca, Quadri, Torricella Peligna, Lama dei Peligni, Fallo fino all’attacco a Pizzoferrato nel quale muore il maggiore Wigram.

Dopo questi successi gli alleati riconoscono il valore dei combattenti abruzzesi che diventano una vera e propria unità militare. Nella primavera del 1944 insieme agli Alleati la Brigata Maiella libera Campo di Giove, Pacentro, Cansano, Rocca Caramanico, Caramanico Terme, Sant’Eufemia, Popoli, Tocco da Casauria, Bussi sul Tirino, Pratola Peligna e i maiellini sono i primi a entrare a Sulmona libera.

Quando con l’ausilio di truppe italiane gli alleati entrano a Chieti, Guardiagrele e Pescara, l’Abruzzo è ormai totalmente liberato dall’occupazione tedesca e la Brigata Maiella conta ormai ben 1500 effettivi.

Quegli uomini che avevano contribuito a ridare la libertà alla propria terra avrebbero potuto tornarsene a casa invece decidono di continuare a combattere al fianco dei polacchi del generale Anders.

Insieme a loro risalgono la penisola contribuendo a liberare molti paesi delle Marche, dell’Emilia Romagna e del Veneto. Rimane impressa negli occhi la fotografia della Brigata Maiella che il 21 aprile del 1945 entra per prima nella città di Bologna fino a che tutto si conclude il 1° maggio ad Asiago e la Brigata viene sciolta ufficialmente il 15 luglio a Brisighella.

Il lungo cammino costa alla formazione 55 morti, 19 prigionieri, 151 feriti dei quali 36 mutilati. La metà dei caduti sono contadini, l’altra metà studenti, commercianti, operai, ex militari, artigiani. Una volta “finito il lavoro”, chi è riuscito a salvare la pelle è tornato a casa a fare l’avvocato, il contadino, lo studente, il commerciante, l’operaio. E così la cifra morale di questi giovani combattenti viene fuori in tutta la sua forza facendone appunto partigiani senza partito, soldati senza stellette e soprattutto uomini liberi.

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