Manca sempre meno al Natale e le cucine delle nonne abruzzesi cominciano a sporcarsi di farina, uova e cioccolato. Non è raro, infatti, trovare le case in fermento per la preparazione di quelli che sono diventati i dolci tipici della tradizione natalizia. Nella nostra mente ogni dolce natalizio è legato ad un ricordo, più o meno recente, ed è proprio per rievocare la tradizione che non possiamo farne a meno e non vogliamo farli mancare sulla nostra tavola ogni anno. In Abruzzo c’è una ricca lista, vi proponiamo i cinque più conosciuti e più caratteristici della regione:
Calcionetti: sono dolci natalizi tipici della cucina abruzzese. Sono ravioli fritti dall’impasto molto leggero che contengono al loro interno un ripieno di castagne, confettura d’uva, mosto cotto, noci, mandorle, cioccolato fondente e aromi vari. In particolare, nell’area teatina sono ripieni di ceci, a L’Aquila vengono preparati con le mandorle mentre a Teramo sono ripieni di crema di castagne. Anche se ne esistono molte varianti, con un ripieno che varia da città a città ed il nome che può cambiare in base al luogo di produzione, la forma di questi gustosi dolci resta sempre invariata. Oggi ogni famiglia ha la propria ricetta, una storia da conservare e tramandare nel tempo.
Soffioni: sono un dolce che viene preparato in tutta la regione e che, per questo, conta numerose varianti, persino salate. In genere, però, questo tortino dolce è composto da una pasta molto simile alla frolla, preparata con l’olio al posto del burro, e contiene un goloso ripieno di formaggio (in genere si usa la ricotta di pecora) e uova.
Bocconotti: le origini di questo dolce risalgono al 700 quando una domestica, per omaggiare il suo padrone, inventò un dolce che ricordava la tazzina di caffè: pasta frolla ripiena di caffè e cioccolato liquidi. Dopo la prima cottura decise di addensare il ripieno con mandorle e tuorli d’uova e di ricoprire la “tazzina” con un coperchio che a cottura ultimata spolverò di zucchero a velo. La donna improvvisò il nome del dolce in “Bocconotto” poiché si mangiava in un boccone. Negli anni la farcitura si è arricchita con confettura d’uva, confettura di prugne, confettura di albicocca, noci, mandorle, marsala ed incarnano l’essenza dell’artigianato abruzzese.
Parrozzo: il nome in origine era Pan Rozzo e fu preparato per la prima volta a Pescara nel 1920 da Luigi D’Amico che, ispirato dalle forme e dai colori di un pane rozzo, riprodusse il giallo del granoturco con quello delle uova (alle quali aggiunse la farina di mandorle) e lo scuro colore dato dalla bruciatura della crosta del pane cotto nel forno, con la copertura di cioccolato fondente. La prima persona che assaggiò questa nuova creazione fu il poeta Gabriele d’Annunzio che per lui scrisse un madrigale:
“È tante ‘bbone stu parrozze nove che pare na pazzie de San Ciattè”
Nel suo impasto è facile ritrovare gran parte degli ingredienti più usati nella cucina abruzzese: farina, uova, zucchero, mandarinetto, mandorle, cioccolato, limone e arancia grattugiati.
Pan dell’Orso: una variante al tradizionale Parrozzo, prodotta nell’area di Scanno, che differisce nella preparazione per l’aggiunta del miele e del burro per dare più morbidezza all’impasto. La forma di questo dolce ricorda i piccoli pani dei pastori che portavano durante la transumanza e costituisce un tributo al re degli animali nel territorio montano in cui è prodotto.
Mostaccioli: preparati con il mosto cotto, la farina, il miele, le mandorle, il cacao e un di glassa al cioccolato, questi dolci dalla forma romboidale si dice siano originari del napoletano, ma sono diventati parte integrante della tradizione natalizia abruzzese.
Torcinelli: dolci fritti tipici, da non confondere con l’omonimo piatto di carne, sono semplicissimi da preparare, grazie ad un impasto composto principalmente da patate ricoperto di zucchero. Devono il loro nome, in dialetto turcinell’, alla forma allungata e attorcigliata.
Pepatelli: tipici del teramano, ma diffusi fino al Molise, sono biscotti a base di mandorle, miele e pepe, ingrediente caratteristico da cui derivano il nome.
A Roma invece ci sono in particolare due dolci che si distinguono per le loro caratteristiche e che contraddistinguono il periodo natalizio:
Panpepato: è il re della tavola natalizia romana. È un dolce dalla forma circolare fatto con frutta secca, nocciole, miele, scorza d’arancia, canditi, cacao e pepe, ingrediente immancabile nell’impasto, che gli conferisce un’inconfondibile nota piccante.
Pangiallo: un dolce preparato già dagli antichi romani in occasione del solstizio d’inverno come segno di buon auspicio per festeggiare la rinascita del sole. Questo è un panetto profumato e gustoso che prende il nome dalla glassa gialla allo zafferano che lo ricopre, nell’impasto è simile al panpepato, ma decisamente più dolce.
Dalla ricca tradizione della Tuscia provengono poi i Tozzetti Viterbesi, biscotti a base di nocciole dei Monti Cimini, da gustare a fine pasto o il Pan del Vescovo, un tortino farcito di frutta secca, nocciole, noci, uva sultanina, fichi secchi e anche cioccolato fondente. Sulla tavola di Natale non può mancare infine la Ciociaria, con i suoi Torroncini di Alvito, a base di mandorle, nocciole, miele, zucchero caramellato e cioccolato fondente, e il Reatino, con i Terzetti, biscotti tipici dei giorni di festa a base di noci e miele.
I dolci di Natale hanno un grande valore simbolico nell’immaginario popolare ed i loro connotati tradizionalistici, tramandati di generazioni fino ai giorni nostri, ne sono la migliore testimonianza. La loro virtù va ben oltre il semplice gusto, perché riescono a suscitare in ognuno di noi ricordi, odori ed emozioni a cui restiamo fortemente legati tanto da essere entusiasti nel voler continuare a tramandarli e rievocarli ogni anno.