Chiese dimenticate, aree archeologiche, castelli e abbazie disseminate lungo tutta la penisola si preparano ad accogliere i visitatori per un viaggio nelle bellezze meno conosciute d’Italia. Sono 800 i siti selezionati in 19 regioni e 87 città per l’edizione 2025 di Monumenti Aperti, la manifestazione nata nel 1997 e giunta alla ventinovesima edizione, promossa dalla OdV Imago Mundi di Cagliari e che punta a rivelare arte, storia e comunità nascoste del nostro Paese.
In Abruzzo la città selezionata è Chieti, che nel weekend del 17-18 maggio si prepara ad accogliere turisti aprendo le porte gratuitamente dei suoi Palazzi storici e Teatri: Teatro Marrucino, il Museo d’Arte C. Barbella, i due Musei Archeologici Nazionali Villa Frigerj e La Civitella, l’Università G. D’Annunzio con il suo campus. La storia di Chieti affonda le radici nell’antichità, la città è stata infatti il principale centro urbano del popolo italico dei Marrucini. Per l’occasione sarà possibile visitare alcune delle roccaforti culturali del territorio teatino a partire dal Teatro Romano, situato nel cuore del centro storico e risalente al I secolo d.C., una delle testimonianze più significative della presenza romana in Abruzzo. Dell’antico impianto restano visibili parte della cavea, i corridoi e alcune strutture murarie che ancora raccontano l’importanza di Teate Marrucinorum, il nome dell’antica Chieti romana.
Altro gioiello che si potrà visitare è Palazzo dei Veneziani, conosciuto come Teatro Vecchio, risalente al XVII secolo. A guidare il pubblico in questo viaggio affascinante tra i segreti dei luoghi dello spettacolo saranno gli studenti e le studentesse delle classi seconde delle scuole secondarie di I° grado di Chieti; saranno loro ad accogliere il pubblico per coinvolgerlo attraverso performance, interviste e il racconto di aneddoti sconosciuti poco conosciuti.
Il titolo di questa edizione di Monumenti Aperti è “Dove tutto è possibile”, un chiaro invito a lasciarsi sorprendere, a guardare con occhi nuovi il nostro patrimonio culturale, a creare connessioni tra passato e futuro, perché ogni testimonianza artistica porta in sé le tracce di chi l’ha creata, di chi l’ha vissuta nei secoli e di chi oggi la custodisce con passione.