Storia

A Roma da duemila anni un monumento celebra la Pace

Il 30 gennaio, una data che segna il compleanno di un’icona millenaria: l’Ara Pacis Augustae, il monumento romano che ancora oggi incanta e ispira. Inaugurata nel lontano 9 a.C., questa meraviglia architettonica è un tributo alla pace e alla prosperità dell’Impero Romano sotto il regno di Augusto.

Ma l’Ara Pacis, situata nel cuore di Roma accanto al Tevere, è molto più di un semplice monumento. È un simbolo tangibile del potere e dello splendore di un’epoca. I suoi magnifici fregi scolpiti in altorilievo evocano celebrazioni, sacrifici e allegorie della Pace, prendendo per mano il visitatore in un viaggio nel tempo.

Guardando il monumento da più vicino, sopra il coronamento dell’Ara Pacis, ornato da spirali sostenute da leoni alati, si distingue un fregio che circonda completamente il monumento, sia all’interno che all’esterno. Questa raffigurazione riveste un’importanza significativa, in quanto va oltre le citazioni e le fonti: rappresenta il rituale sacrificale che, ogni 30 gennaio, durante i festeggiamenti, si svolgeva sulla sommità dell’Ara Pacis. All’interno si distinguono le Vestali e il Pontefice Massimo, mentre nel rilievo esterno sono presenti i sacerdoti vittimarii, i loro assistenti detti “camilli” e gli animali destinati al sacrificio.

La festività si celebrava annualmente il 30 gennaio in onore di Pax, la Dea della pace. Questa data era considerata sacra anche per il suo legame con il compleanno di Livia, la casta consorte di Augusto, stimata anche dal Senato per la sua condotta moralmente esemplare. La costruzione dell’Ara Pacis avvenne “per decreto del Senato” nel 13 a.C. in occasione del ritorno di Ottaviano Augusto dalla campagna in Spagna e in Gallia e fu dedicata nel 9 a.C. in Campo Marzio. Lo ricorda il calendario dei Fasti Praenestini, oggi visibile nella collezione del Museo Nazionale Romano di Palazzo Massimo alle Terme.

Anche Ovidio, il poeta originario di Sulmona, celebra l’Ara Pacis nei suoi “Fasti”. Il primo libro dell’opera si conclude infatti con una breve invocazione alla Pace ed una lode alla casa di Augusto che della pace era promotrice:

Ed ecco che il nostro canto ci ha condotto all’Altare della Pace: / mancano due giorni alla fine del mese. / Eccola la Pace, con l’alloro di Azio sui capelli raccolti. / Vieni, o Pace, e su tutto il mondo spargi la tua dolcezza. / Se non vi sono più nemici, anche i trionfi vengono a mancare: / ma tu darai ai nostri principi una gloria maggiore di quella vinta in guerra. / Che il soldato impugni le armi solo per difendersi da altre armi! / Che il suono pauroso della tromba risuoni soltanto nelle feste. / Fino agli estremi confini del mondo il nome degli Eneadi deve far paura. / Se esiste un popolo che non ha timore di Roma, impari ad amarla! / Gettate l’incenso, sacerdoti, sull’altare della Pace! / Cada la bianca vittima, con la fronte bagnata dell’acqua lustrale! / E la Casa del principe che ci dona la pace con essa duri in eterno: / per questo innalzate agli dei benevoli le vostre pie preghiere.

Oggi, a più di due millenni dalla sua consacrazione, l’Ara Pacis continua a suscitare meraviglia e ammirazione.  Visitare l’Ara Pacis non è solo un’esperienza culturale, ma anche un viaggio artistico attraverso le epoche grazie ai numerosi percorsi espositivi organizzati dall’omonimo museo costituito nel 1938 e rinnovato nel 2012.

Nelle bellissime sale dello storico sito, fino al 10 marzo 2024, sarà possibile vivere due mostre. Helmut Newton. Legacy, l’esposizione dedicata a uno dei fotografi più amati di tutti i tempi con oltre 200 scatti di cui 80 esposti per la prima volta in questa rassegna, e Luce, memoria, apparenze, l’Ara Pacis interpretata da Sette studentesse e studenti dell’Accademia di Belle Arti di Roma.

Museo dell’Ara Pacis sul Lungotevere in Augusta a Roma.
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