Duecento giorni d’assedio. Tanti ne servirono alla Regia Armata Sarda per espugnare la Fortezza di Civitella del Tronto, l’ultimo baluardo a difesa del Regno delle Due Sicilie, l’ultima roccaforte borbonica ad arrendersi all’Unità d’Italia ben tre giorni dopo che fu sancita.
Sì perché se la fine del Regno delle Due Sicilie è del 13 febbraio 1861e la proclamazione del Regno d’Italia nel Parlamento di Torino è del 17 marzo, a Civitella del Tronto si andò avanti in una resistenza disperata fino al 20 marzo 1861 quando gli ultimi irriducibili fedeli alla corona dei Borbone si arresero alla Storia.
Civitella del Tronto è uno scrigno di fatti eroici e controversi dunque, ma anche uno dei Comuni nel novero dei Borghi più Belli d’Italia. Situato nella Val Vibrata, al confine tra l’Abruzzo teramano e le Marche, comprende la Fortezza, il paese a ridosso di questa e ben 31 frazioni disseminate sul territorio comunale. E se si è avuto il compito di presidiare il confine nord del Regno delle Due Sicilie, l’influenza borbonica non può non manifestarsi anche a tavola. Infatti a Civitella del Tronto si può gustare il Filetto alla Borbonica: pane raffermo fritto sul quale viene adagiato il filetto di manzo cotto al burro con sopra mozzarella e filetti di acciuga, il tutto insaporito con la marsala. Oppure lo Spezzatino alla Franceschiello in onore di Francesco II di Borbone, ultimo re del Regno delle Due Sicilie: carne di pollo o anche di agnello con sottaceti e olive insaporita con vino, olio, aglio e rosmarino.
In questa parte d’Italia, monarchia borbonica, monarchia sabauda e Repubblica si sono intrecciate e continuano a intrecciarsi nella storia di questo paese. Non per nulla Civitella del Tronto può fregiarsi del titolo di “città” dal 1589 per concessione del re di Napoli, Filippo II di Spagna, e dal 2010 della Medaglia di bronzo al Merito Civile conferita dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano con questa motivazione: «Durante il secondo conflitto mondiale la popolazione si prodigò con coraggio e generosa solidarietà nell’assistenza e nell’aiuto ai cittadini ebrei internati nel locale campo di concentramento. Chiaro esempio di spirito di sacrificio ed elette virtù civiche».
A riguardare le date, il 17 marzo si ritrovano a festeggiare sventolando il tricolore i sostenitori dell’Unità d’Italia e, tre giorni dopo, è la volta di quelli che si sentono partigiani della disperata resistenza borbonica. Ma spostando lo sguardo sulla tavola, un summit gastronomico a Civitella del Tronto davanti a un buon filetto e a un succulento spezzatino potrebbe comporre anche la più accesa contrapposizione risorgimentale.